MAROCCO NEWS

Regolarizzazione immigrati siriani

28 aprile 2017

Rabat, 27/04/2017 – In occasione di un incontro con le associazioni e le organizzazioni della società civile sulla situazione degli immigrati siriani al confine marocco-algerino, il ministro delegato incaricato dei Marocchini residenti all’estero e degli Affari Migratori, M. Abdelkrim Benatiq, ha indicato che la prima fase dell’operazione eccezionale di  regolarizzazione della situazione di soggiorno degli stranieri, condotta dal 2 gennaio al 31 dicembre 2014, ha permesso la regolarizzazione della condizione di più di 5.000 Siriani ovvero il 23% dell’effettivo globale.

Lanciata il 16 dicembre 2016, la seconda fase di questa operazione ha registrato richieste di cittadini di oltre 100 Paesi tra i quali la Siria, ha aggiunto Benatiq.

Conformemente al diritto internazionale – ha proseguito il Ministro delegato – le autorità marocchine hanno proceduto all’istituzione di una Commissione ad hoc, posta sotto l’autorità del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, incaricata dell’’audizione dei richiedenti asilo, in attesa della realizzazione di un nuovo sistema nazionale di asilo.

M. Benatiq ha poi ricordato la conferma, fino a gennaio 2017 da parte della Commissione, di 1.089 richiedenti asilo siriani nel loro status di persone richiedenti protezione internazionale.

Ha poi ricordato la Strategia Nazionale d’Immigrazione e d’Asilo, posta in essere dal 2013 dalle autorità marocchine, al fine di garantire una migliore integrazione degli immigrati e una migliore gestione dei flussi migratori nel contesto di una politica coerente, globale, umanista e responsabile.

In una dichiarazione rilasciata sabato, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha sottolineato la necessità, per l’Algeria, di assumersi la propria responsabilità politica e morale per quanto riguarda la situazione dei migranti siriani al confine marocco-algerino.

La situazione umanitaria del popolo siriano non dovrebbe essere un elemento di pressione o di ricatto nel quadro dell’agenda bilaterale, ha osservato il ministero.

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