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Covid19, il Marocco ha mostrato una notevole resilienza economica

16 aprile 2021

Articolo pubblicato da EconomyMagazine

L’industria marocchina, spinta dai suoi vari settori, incentrati su una varietà di ecosistemi, è riuscita, in questo periodo di crisi legata alla pandemia del nuovo coronavirus (covid-19), a dimostrare più che mai la sua capacità di resistere agli urti e a risollevarsi ancora più forte.

Il maremoto di questa crisi senza precedenti avrebbe avuto un impatto sul tessuto economico nel suo complesso, ovviamente, ma se provassimo per una volta ad uscire da questa visione “schiacciasassi”, possiamo dire che il Marocco è stato sufficientemente resiliente.

L’economia marocchina ha dato prova di una risposta industriale in termini di reattività durante la pandemia. Un anno prima, molte fabbriche tessili sono state convertite per realizzare maschere e visiere, mentre l’industria dell’aeronautica marocchina si è impegnata nella produzione di cinquecento respiratori artificiali “100% made in Morocco”. Una novità nel Paese!

Del resto, il Ministro dell’Industria Moulay Hafid Elalamy lo aveva così ben annunciato all’inizio della crisi: “Se realizziamo respiratori, letti di rianimazione, kit di test e prelievi in poche settimane, immaginate cosa potremmo fare nel tempo?”.

D’altra parte nel pieno della crisi le prospettive sono state estremamente interessanti per il settore aeronautico che registrava un’espansione dell’attività, in particolare attraverso la presenza industriale in Marocco del gruppo Le Piston Français (LPF) o ancora la ripresa dell’attività di Bombardier da parte di Spirit Aerosystems, leader mondiale nella produzione di aerostrutture per l’aviazione civile e militare.

Anche le industrie agricole e alimentari (IAA) hanno continuato a dimostrare la loro forte resilienza in termini di produzione, valorizzazione e rifornimento dei mercati di prodotti agricoli e alimentari, con una campagna agricola del 2019-2020 che ha visto un rimbalzo dell’8% nelle esportazioni di prodotti agroalimentari e raggiungere circa 4 miliardi di euro.

Tutto merito di una strategia di settore efficace e perfezionata nel tempo a cui si deve tale resilienza, anche al culmine della crisi che ha riportato in primo piano i temi della sicurezza alimentare in un contesto di rinnovato protezionismo e sovranità economica.

L’industria automobilistica, che ha un tasso di integrazione del 70%, non è da meno, e ha consentito al Regno di consolidare la sua posizione di piattaforma competitiva per la produzione e l’esportazione di attrezzature e veicoli automobilistici a livello mondiale. L’economista Henri-Louis Vedie ha dichiarato che “il successo del settore automobilistico marocchino (…) dopo il Covid-19 non sarà diverso”!

Durante questa lunga crisi pandemica, e a differenza dei suoi vicini regionali, il Marocco ha dimostrato di avere forti ammortizzatori economici, sociali e regionali che gli hanno permesso di tenere sotto controllo il debito pubblico a meno del 75% del PIL e un debito estero sostenibile di 3.5 miliardi di euro. Anche le previsioni di crescita economica del Fondo monetario internazionale (FMI) e dell’Alto commissariato per la Pianificazione (HCP), sono concordi su un rimbalzo del -7,2% nel 2020 al 4,6%.

La crisi economica scaturita dalla pandemia ha colpito maggiormente le attività produttive dell’economia informale e ha causato la perdita di oltre 460.000 posti di lavoro eppure, secondo le previsioni, innescheranno la ripresa seguite dalle attività economiche formali e strutturate.

La resilienza economica è stata rafforzata dalla struttura sociale solidale del Paese, dall’effetto inclusivo del fondo speciale per la gestione del covid-19 ma anche dalla relativa sovranità alimentare e la forte resistenza della moneta (dirham), oltre alla stretta correlazione tra il modello di crescita economica e la domanda interna.

All’interno di questa cornice il Marocco ha giocato la carta della sostituzione delle importazioni che consente la nascita di un’industria locale assimilando il processo di industrializzazione e riducendo il divario regionale creando posti di lavoro basati su competenze e know-how. Con questo spirito il Paese ridurrà la sua fattura per l’importazione di beni e servizi di circa 8 miliardi di euro e creerà circa 50.000 posti di lavoro diretti.

Nell’era post-pandemica il Marocco sta costruendo la sua svolta socio-economica verso un nuovo modello di sviluppo della domanda esterna, come hub tra Africa, Europa e Mediterraneo, e potrebbe diventare una piattaforma di network di valori globali e di partenariati pubblici-privati nei settori farmaceutico, automobilistico elettrico, digitale, aeronautico, tessile e agroalimentare.

 La sfida per il Paese consiste quindi nell’incoraggiare ulteriormente i capitali marocchini e stranieri ad investire in settori produttivi e con reale valore aggiunto e, d’altra parte, assorbire il dividendo demografico in eccesso, risultato della transizione della fecondità avviata in meno di 22 anni, che in Europa è stata raggiunta in 160 anni.

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