MAROCCO NEWS

Messaggio di Sua Maestà il Re al 27° Summit dell’Unione Africana a Kigali

20 luglio 2016

Messaggio di Sua Maestà il Re al 27° Summit dell’Unione Africana a Kigali

Domenica 17/07/2016 ore 20:54

Kigali – SM il Re Mohammed VI ha inviato un messaggio al 27° vertice dell’Unione africana, tenutosi a Kigali.

Il messaggio reale è stato consegnato domenica al presidente del Ciad Idriss Deby Itno, Presidente in carica dell’UA, da Rachid Talbi Alami, Presidente della Camera dei Rappresentanti.

Di seguito il testo completo del messaggio reale:

“Lode a Dio,

preghiera e salvezza sul profeta e sulla sua famiglia e compagni.

Sua Eccellenza Idriss Déby Itno, Presidente della Repubblica del Ciad, Presidente del 27° vertice dell’Unione africana,

Sua Eccellenza Paul Kagame, Presidente della Repubblica del Ruanda, Ospite del vertice,

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

Eccellenze, Signore e Signori.

E’ con grande emozione che mi rivolgo, oggi, alla nostra grande e nobile famiglia africana.

Lo faccio da nipote di SUA MAESTÀ IL RE MOHAMMED V, che fu uno dei potenti simboli dello sviluppo della coscienza panafricana e uno degli artefici più impegnati – a fianco dei Presidenti Jamal Abdel Nasser, Ferhat Abbes, Modibo Keita, Sekou Touré, Kwame N’Kruma – della storica Conferenza di Casablanca nel 1961, che ha annunciato un’Africa emancipata e fondatrice dell’integrazione africana.

Lo faccio da figlio di SUA MAESTÀ IL RE HASSAN II, che ha riunito, nello stesso anno, la Conferenza dei Movimenti di liberazione delle colonie sotto il dominio portoghese in Africa, contribuito con pazienza alla stabilità di molte regioni del nostro Continente e permesso di rafforzare i legami di amicizia e fratellanza con molti Paesi africani.

Lo faccio anche in quanto RE DI UN PAESE AFRICANO. Un Paese la cui identità è il risultato di un determinismo geografico, di una storia comune attraversata da eventi significativi, di una mescolanza umana arricchita nel corso dei secoli e di valori culturali e spirituali ancestrali. Un Paese il cui impegno per le giuste cause non è più da dimostrare.

Un Paese che è sempre stato, e sempre sarà, animato da una fede incrollabile in un’Africa forte delle sue ricchezze e potenziale economici, fiero del suo patrimonio culturale e di culto e fiducioso nel suo futuro.

Signor Presidente,

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

Il Marocco – non più membro dell’OUA – non si è mai separato dall’Africa.

“Il Marocco è africano. Africano, e lo rimarrà. E tutti noi Marocchini restiamo al servizio dell’Africa… saremo in prima linea per preservare la dignità dei cittadini africani e il rispetto del nostro Continente…”. Questi erano i propositi di Sua Maestà il Re Hassan II nel suo Messaggio al XX Summit dell’OUA, che annunciava il ritiro del Marocco, il 12 novembre 1984.

Le parole del Rimpianto Sovrano erano profetiche e la conclusione è evidente: il  Marocco ha mantenuto la sua promessa.

Infatti, nei successivi tre decenni ed oltre, l’Africa non è mai stata così tanto al centro della politica estera e dell’azione internazionale del Marocco.

Ha sviluppato un modello unico, autentico e tangibile di cooperazione Sud-Sud, che ha permesso non solo di consolidare le tradizionali aree di formazione e assistenza tecnica, ma anche d’investire in nuovi settori strategici come la sicurezza alimentare e lo sviluppo delle infrastrutture.

Questo processo non è disposto a fermarsi. E’, purtroppo per alcuni, irreversibile.

Il coinvolgimento significativo degli operatori marocchini e la loro forte presenza nel settore bancario, assicurativo, del trasporto aereo, delle telecomunicazioni e degli alloggi, fanno si che, attualmente, il Regno sia il primo investitore africano in Africa occidentale.

E’ già il secondo investitore del Continente, ma ancora per poco, con la sua palese volontà di diventare il primo.

Inoltre, il Marocco appartiene a due delle otto Comunità economiche Regionali che rientrano nell’Unione Africana, vale a dire l’Unione del Maghreb Arabo (UMA) e la Comunità degli Stati Sahelo-Sahariani (CENSAD).

Esso gode di uno status di Osservatore presso la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) e aspira ad un partenariato promettente con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEEAC). E ‘stato, inoltre, promotore, nel 2009, della Conferenza Ministeriale degli Stati africani Rivieraschi dell’Atlantico.

Inoltre, la partecipazione del Regno a tutti i partenariati bi-regionali e bi-continentali dell’Africa è un’ulteriore testimonianza della sua disponibilità a difendere sempre gli interessi del Continente, a livello internazionale, e di coinvolgere la sua rete di scambi a servizio delle relazioni dell’Africa con il resto del mondo.

Infine, fedele alla sua tradizione di solidarietà e alla sua aspirazione alla pace nel mondo, il Regno del Marocco non ha cessato, sin dal suo abbandono dell’OUA, di prendere molteplici iniziative a favore della stabilità e della sicurezza.

Si tratta, in particolare, del contributo alle operazioni di mantenimento della pace in Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana, agli sforzi di mediazione nella regione del “Fleuve MANO” e, di recente, in Libia e alla ricostruzione post-conflitto in Guinea, Sierra Leone, Mali e Guinea Bissau.

L’elenco degli impegni assunti dal Marocco in questi ambiti è troppo lungo da enumerare. Mi permetterete di fermarmi qui, per pudore e priorità.

Nonostante queste prove, alcuni Paesi continuano ad affermare che il Marocco non ha la vocazione a rappresentare l’Africa, poiché la sua popolazione non sarebbe prevalentemente nera. L’Africa non si riduce ad un colore. Continuare a insinuarlo vuol dire non conoscere le nostre realtà.

Conosco l’Africa e le sue culture meglio di quanto possano affermarlo molti altri. Attraverso le Mie numerose visite, ho conosciuto anche la realtà sul campo, e lo affermo misurando le Mie Parole. Una realtà fatta di sfide quotidiane significative, di mancanza di risorse, ma anche di dignità, di storie di successo e di coinvolgimento dei cittadini.

È per questo che tutti coloro che denigrano il Marocco fanno un torto, in realtà, agli Africani stessi. La popolarità del Regno e la sua dimensione in Africa non va più dimostrata né provata.

Non sono qui per farmi promotore della presenza del Marocco in Africa. I risultati parlano da soli e non hanno bisogno di alcun commento.

E non sono qui per dare lezioni a nessuno. Rispetto troppo gli Africani per farlo.

Signor Presidente,

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

Il Marocco, che ha lasciato l’OUA, non ha mai lasciato l’Africa. Ha lasciato solo un’istituzione, nel 1984, in circostanze del tutto particolari.

Il suo rapporto passionale con il suo Continente spiega la legittima sensazione sul fatto che il riconoscimento di uno pseudo fosse duro da accettare da parte del popolo marocchino.

E’ in effetti davvero difficile accettare che il Regno, Nazione perenne e ancestrale, venga comparato a un’entità che non dispone di alcun attributo di sovranità, sprovvista di qualsiasi rappresentatività o effettività.

Sognavo da anni di sottoporvi questa convinzione sul fatto che vi fosse una ferita. Oggi si presenta l’occasione per farlo. E ho la certezza che essa troverà, in questa assemblea nobile, un ascolto attento e sereno.

Questo fatto compiuto immorale, questo colpo di stato contro la legalità internazionale, hanno portato il Regno del Marocco ad evitare la divisione dell’Africa a costo di una decisione dolorosa, quella di lasciare la sua famiglia istituzionale.

Il popolo marocchino, unanime, e tutte le sue forze, hanno ritenuto inaccettabile questa adesione, per irruzione e connivenza, di un’entità non sovrana.

La storia ricorderà questo episodio come un inganno, una deviazione dalle procedure, al servizio di chissà quali interessi. Un atto comparabile ad un plagio di minore, essendo, all’epoca, l’OUA ancora adolescente.

Come siamo arrivati a questo? La risposta, ne sono sicuro, la sanno tutti, è ovvia.

È giunto il momento di eliminare le manipolazioni, il finanziamento dei separatismi, cessare d’intrattenere, in Africa, conflitti di un’altra epoca, per non privilegiare che una scelta, quella dello sviluppo umano e sostenibile, della lotta alla povertà e alla malnutrizione, della promozione della salute dei nostri popoli, dell’istruzione dei nostri bambini, e dell’innalzamento del livello di vita di tutti.

Questo imperativo etico respinge e condanna gli errori del passato e gli atti contro corrente del senso della storia.

Signor Presidente,

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

La sfida che rimane tutt’oggi, per il nostro continente, a più di un decennio dalla nascita dell’Unione africana, è quella dell’unità e della coesione della nostra grande famiglia.

Per raggiungere questo obiettivo, bisognerà prendere la strada della lucidità e del coraggio, quella che i nostri antenati, i primi panafricani, avevano privilegiato.

L’Africa, a lungo trascurata, è diventata essenziale. L’epoca in cui essa non era che un oggetto nelle relazioni internazionali è finita. Essa si afferma, progredisce, e s’impone sulla scena internazionale. Si presenta ormai come un interlocutore attivo e rispettato nel dibattito sulla Governance globale.

E’ per questo che, sulla questione del Sahara, l’Africa istituzionale non può più sopportare troppo a lungo i fardelli di un errore storico e di un’eredità ingombrante.

Considerato che questo presunto Stato non è né un membro delle Nazioni Unite nè dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, né della Lega degli Stati Arabi, né di qualsiasi altra istituzione sub-regionale, regionale o internazionale, l’Unione africana non è forse in chiara contraddizione con il diritto internazionale?

Ma quello che più Mi interessa è la posizione del nostro Continente. Considerato che 34 Paesi non riconoscono o non riconoscono più questa entità, l’UA resterebbe in condizione di sfasamento rispetto alla posizione nazionale dei suoi Stati membri?

Anche dei 26 Paesi che si erano collocati nel campo della divisione nel 1984, sussiste solo una stretta minoranza di una decina di Paesi.

Questa evoluzione positiva è, tuttavia, conforme alla tendenza osservata a livello mondiale. Dal 2000, 36 Paesi hanno ritirato il loro riconoscimento allo Stato fantasma.

L’Unione africana è anche in totale ritardo rispetto all’evoluzione della questione del Sahara, a livello delle Nazioni Unite. E’ in corso un processo sotto la supervisione del Consiglio di Sicurezza, per giungere ad una soluzione politica definitiva a questa controversia regionale.

L’UA non può, da sola, pregiudicare l’esito di questo processo. Con la sua ritrovata  neutralità, potrebbe, di contro, contribuire in modo costruttivo all’emergere di questa soluzione.

Signor Presidente,

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

E’ da molto tempo che i nostri amici ci chiedono di tornare tra loro, affinché il Marocco ritrovi la sua naturale collocazione all’interno della famiglia istituzionale. Quel momento, dunque, è arrivato.

Dopo una riflessione, ci è apparso evidente che, quando un corpo è malato, è  curato meglio dall’interno che dall’esterno.

Il tempo delle ideologie è finito. I nostri popoli hanno bisogno di concretezza e di azioni tangibili. Non possiamo cambiare la geografia. Non ci si può sottrarre al peso della storia.

È questo che viene sostenuto affinché il Marocco non resti al di fuori della sua famiglia istituzionale e possa così riprendere il suo posto naturale e legittimo in seno all’UA. Agendo dall’interno, esso contribuirà a farne un’organizzazione più forte, orgogliosa della sua credibilità e sollevata dagli orpelli di un periodo superato.

Con questo ritorno, il Marocco intende proseguire il suo impegno al servizio dell’Africa e rafforzare il suo coinvolgimento in tutte le questioni che gli stanno a cuore.

Esso si impegna, così, a contribuire in modo costruttivo, all’agenda e alle attività dell’UA.

Il Marocco, che ospiterà la COP 22 il prossimo novembre, saprà difendere la posizione del nostro Continente, fortemente influenzato dalle questione climatiche e dello sviluppo sostenibile.

La cooperazione – già intensa con molti Paesi a livello bilaterale – ne sarà ampliata e arricchita. L’expertise e il know-how del Marocco potranno, così, dispiegarsi su un terreno ancora più vasto e meglio organizzato.

E’ il caso, più in particolare, delle questioni della sicurezza e della lotta al terrorismo. L’esperienza marocchina, ampiamente riconosciuta a livello internazionale e sollecitata da molti Paesi – ivi compresi quelli europei – verrebbe posta al servizio della sicurezza e della stabilità di tutti i Paesi africani, in particolare quelli dell’Africa occidentale e centrale.

Questa decisione del ritorno, riflettuta e maturata a lungo, emana da tutte le forze vive del Regno.

Con questo atto storico e responsabile, il Marocco conta di agire, in seno all’UA, in vista di trascendere le divisioni.

Signor Presidente,

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

Il Marocco si colloca, oggi, nella prospettiva risoluta e senza equivoci, di riguadagnare la sua famiglia istituzionale e continuare con più ardore e convinzione, ad assumere quelle che sono le sue responsabilità.

Confida nella saggezza dell’UA, per ristabilire la legalità e correggere gli errori di percorso. Come afferma il proverbio : “La verità non ha altre prove della sua esistenza se non l’evidenza”.

“Wassalamou alaikoum warahmatoullahi wabarakatouh”

SM il Re Mohammed VI

SM il Re Mohammed VI