MAROCCO NEWS

Discorso di SM il Re al COP21

1 dicembre 2015

SM il Re Mohammed VI ha rivolto, lunedì, un discorso alla 21a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi a Parigi.

Riportiamo di seguito il testo integrale del discorso reale, che è stato letto alla sessione di apertura della conferenza, da SAR il Principe Moulay Rachid, in presenza di SM il Re Mohammed VI:

Testo originale

Traduzione non ufficiale

‘Sia lode a Dio. Preghiera e salvezza  sul Profeta, la sua famiglia e i suoi compagni.

Signor Presidente, Illustri Capi di Stato e di Governo, Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite, Eccellenze, Signore e Signori, il nostro appuntamento di oggi a Parigi non è e non può più essere quello dei Vertici e delle Conferenze che la Comunità delle Nazioni inserisce regolarmente nell’agenda delle relazioni internazionali. Non lo sarà, e permettetemi di dirvelo direttamente poiché la conferenza di Parigi e quella che il mio Paese si propone di accogliere entro un anno a Marrakech, saranno innanzitutto le conferenze fondatrici del futuro che abbiamo il dovere e la responsabilità di lasciare in eredità ai nostri figli.

I nostri figli, che non vogliamo vedere privati delle foreste, degli oceani, delle coste e di tutte quelle risorse naturali emblema dei beni più preziosi della nostra umanità.

Un patrimonio messo in dubbio oggi se la comunità internazionale non sarà stata in grado o non avrà voluto mobilitarsi in tempo per fornirsi dei mezzi per controllare al meglio il proprio destino. La consapevolezza collettiva che è ormai nostra, quella degli effetti devastanti del riscaldamento climatico del pianeta, quella dell’urgenza di rendere coerenti le parole coi fatti.

Eccellenze, Signore e Signori, la sfida delle nostre discussioni non è né ideologica né diplomatica, né economica nel senso convenzionale delle nostre discussioni e dei nostri incontri precedenti.

Tutti ormai sanno che la minaccia è globale e che nessun Paese, nessuna regione, nessun continente potrà sfuggire alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Il tempo dei dubbi e dello scetticismo non è più consentito, e neppure l’alibi delle false priorità per una comunità delle nazioni, che per troppo tempo ha accettato di voltare le spalle al destino e al futuro di tutti i suoi figli.

Per troppo tempo non abbiamo voluto vedere. A lungo, troppo a lungo, abbiamo ritardato il momento della consapevolezza. Abbiamo giocato con ipotesi che si sono rivelate solo delle vie di fuga.

Ma la realtà è qui. I ghiacci che si dissolvono. I mari e gli oceani che si ingrandiscono. Le coste gradualmente erose. Scarse risorse idriche, produzioni agricole minacciate. E inondazioni, sempre più letali, successive a siccità che ci lasciano altrettanto sgomenti.

Ecco perché ho deliberatamente scelto di non fare in un’analisi tecnica o in discorso scientifico, pur rendendo omaggio agli esperti scientifici e autorevoli del settore.

Affinché l’unanimità, che non è facilmente ed immediatamente realizzabile in questo ambito, non diventi un elemento insormontabile tale da giustificare la riluttanza di alcuni e le illusioni nate dall’immobilismo degli altri, bisogna costruire, con pazienza, l’ambizione e la determinazione su ciò che è possibile ed accessibile. Solo l’efficacia dell’azione e la tangibilità dei risultati vinceranno le resistenze e le reticenze.

Eccellenze, Signore e Signori, è in questa prospettiva, quella del realismo, dell’anticipazione e dell’azione che vorrei citare qui la strategia che il Regno del Marocco attua da oltre mezzo secolo.

A partire dall’acqua, fonte di vita e ossessione quotidiana e vitale per ogni marocchino. Cosa sarebbe diventato il Marocco, a questo proposito, senza la politica delle dighe, scelta pionieristica e lungimirante posta in essere sin dai primi anni ’60 dal nostro Augusto Padre, il defunto Re Hassan II, che Dio ne abbai misericordia.

Riconoscendo l’importanza di queste conquiste strutturali e centrali per il futuro del Marocco, abbiamo assicurato il suo rafforzamento, il che ha permesso al Regno di acquisire 140 grandi dighe classificate, di cui quasi un terzo costruite durante gli ultimi 15 anni.

Grazie a questa politica, il Marocco fa fronte agli effetti della siccità, mentre in alcuni Paesi sviluppati un semplice ritardo stagionale nella piogge solleva un allarme siccità eccezionale e grave. L’impegno del Regno si è tradotto anche nello sviluppo di bacini imbriferi, che permettono di incanalare l’acqua senza distruggere o destabilizzare gli ecosistemi.

Il Marocco ha anche stabilito e difeso, non senza difficoltà al momento di negoziare con i partner, una politica della pesca responsabile per proteggere le proprie risorse ittiche.

Eccellenze, Signore e Signori, dal momento in cui si è preso atto dell’emergenza climatica a Rio nel 1992, il Regno ha risolutamente inserito la sua politica proattiva sullo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente, nello sforzo globale della comunità internazionale, attraverso una serie di riforme costituzionali, legislative, istituzionali e normative.

La Carta dell’Ambiente, il Piano Marocco Verde, il Piano d’Investimento Verde, il divieto degli OGM e la recente legge sui rifiuti di plastica, sono espressione di questa mobilitazione e coerenza.

Più di recente, infine, alimentato dallo stesso approccio che privilegia il lungo termine, il Regno del Marocco è diventato uno dei principali operatori della transizione energetica in tutto il mondo, soprattutto nel continente africano.

Così l’obiettivo del 42% che era stato fissato per la quota di energie rinnovabili nella risposta alle nostre esigenze per il 2020, è stato recentemente aumentato al 52% per il 2030.

Attraverso il suo carattere ambizioso e sostanziale, il contributo previsto determinato del Marocco alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, conferma questo approccio pionieristico del Regno.

Forte di questo impegno irreversibile, il Marocco si candida all’organizzazione a Marrakech nel 2016, della COP 22. Questo è il senso dell’appello di Tangeri che ho lanciato in collaborazione con Sua Eccellenza il Presidente François Hollande, il 20 settembre scorso, confermando l’impegno a lavorare fianco a fianco per il successo di questi appuntamenti cruciali per il nostro futuro destino.

Le tappe devono infatti concatenarsi e la strada sarà lunga, perché bisogna cambiare le abitudini, definire le priorità, inventare le tecnologie, accettare bilanci regolari.

Eccellenze, Signore e Signori, La crisi climatica è l’ultima delle ingiustizie che colpiscono i più vulnerabili e gli effetti dei cambiamenti climatici riguardano allo stesso modo, se non di più, i Paesi in via di sviluppo, in particolare i Paesi africani e  dell’America Latina meno avanzati così come i piccoli Stati insulari.

L’allarme è stato sentito anche dai più sordi. La consapevolezza è generale. Certo, questi Paesi avanzano ma ciascuno al proprio ritmo, ognuno con la sua strategia originale. Avanzano tracciando la propria strada fra vincoli che non è possibile ignorare. E prima di tutto la necessità di offrire al loro popolo un tenore di vita dignitoso.

E’ giusto sostenere la frugalità quando si ha tutto? Ma quando si ha poco, è un crimine contro il pianeta volere di più? E’ pertinente definire “sostenibile” uno sviluppo che lascia nella povertà la maggioranza degli esseri umani? È legittimo che le disposizioni per la protezione del clima siano dettate da coloro che sono i principali responsabili del riscaldamento globale? Il continente africano merita particolare attenzione. Un continente che dappertutto si risveglia e si riscopre e acquista fiducia. E’ dunque in Africa, continente del futuro, che si giocherà il futuro del nostro pianeta.

In questo contesto, la promozione del trasferimento di tecnologia e la mobilitazione di finanziamenti, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, sono fondamentali e dobbiamo fare attenzione al fatto che questi Paesi non debbano trovarsi a scegliere tra il progresso della loro economia e la protezione l’ambiente. Il loro impegno nella lotta contro gli effetti del cambiamento climatico deve tener conto anche del modello di sviluppo e delle abitudini individuali in ogni Paese. Così, nei Paesi del nord, gli stili di vita e il consumo di prodotti cosmetici o alimentari, per esempio, creano una grande quantità di rifiuti non degradabili.

Allo stesso modo, nei Paesi in via di sviluppo, la lotta contro i sacchetti di plastica, per esempio, è una vera e propria sfida. La gente non pensa a distruggere queste buste, ma piuttosto a riempirle, per soddisfare le sue esigenze. Si tratta di una questione di educazione.

E’ per tale motivo che, in un caso come nell’altro, è necessaria una regolamentazione vincolante.

Allo stesso modo, la lotta ai rifiuti non deve essere sinonimo di tecno-fobia, di un rifiuto del progresso o di un ritorno all’età della pietra. Al contrario, il progresso tecnologico dovrebbe essere usato efficacemente per limitare l’impatto del riscaldamento globale.

Signor Presidente, Eccellenze, Signore e Signori, si rende necessario un consenso internazionale autentico ed inclusivo che richiede necessariamente il nostro sostegno per un’appropriazione effettiva dell’Azione Clima da parte dei Paesi in via di sviluppo.

La conferenza di Parigi ci offre l’opportunità di consolidare uno strumento giuridico globale, operativo, equilibrato e universale, in grado di limitare il riscaldamento globale di due gradi Celsius e di tendere verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Vorrei concludere augurando il più grande successo a questa Conferenza e ringraziando il presidente François Hollande e la Francia, per il loro impegno e la loro mobilitazione, per fare della COP 21, l’appuntamento riuscito della storia e della speranza.

Il mantenimento e il successo di questa Conferenza sono il più grande omaggio che possiamo rivolgere alle francesi e ai francesi uccisi dal terrorismo abietto. Questa è la migliore risposta all’oscurantismo e ai nemici dell’umanità.

Wassalamou alaikoum warahmatoullahi wabarakatouhou”.

SM il Re Mohammed VI

SM il Re Mohammed VI

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